il testo è stato pubblicato sul periodico della Protezione Civile "Abruzzo e noi" il 13 luglio 2009, all'interno dello spazio dei comitati sul tema “la ricostruzione”
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Le perplessità riguardanti il progetto C.A.S.E. nascono essenzialmente da una carenza di negoziazione relativa a tre aspetti.
1) la PIANIFICAZIONE: il progetto è stato istituito dall’alto in un clima di emergenza in cui la necessità si è imposta su una scelta che, pur legittimandosi come strumento di aiuto della popolazione locale, riguarda di fatto la costruzione di soli palazzi condominiali, e pare favorire perlopiù investitori esterni.
2) la LOCALIZZAZIONE: in molti casi le zone individuate appaiono troppo lontane rispetto alla città, e viene il dubbio che - entro scelte che non hanno contemplato la differenza tra ambiti urbani e rurali del comune dell’Aquila - la difesa di interessi clientelari abbia superato la difesa della qualità tanto del territorio quanto della popolazione (in troppi casi l’esproprio riguarda terreni rurali coltivati da piccoli produttori, dove saranno seminati condomini paesaggisticamente inadeguati e quindi alienanti sia per la gente dei paesi che per gli abitanti della città, che in molti casi saranno costretti a trasferirsi in quei luoghi).
Riguardo questi due punti sarebbe opportuno ripensare il progetto C.A.S.E. attraverso una revisione della localizzazione seguendo criteri di MASSIMAZIONE DELLA PROSSIMITA’ ALLA CINTA DELLA PERIFERIA URBANA entro una progettazione che sia unitaria e integrata, e prevedendo per le zone rurali intracomunali il piano M.A.P.(già in vigore nei comuni rurali del cratere). Ciò per evitare sia una new town dis-integrata ai margini del territorio comunale sia la deturpazione del territorio rurale intra-comunale con un’architettura dai connotati urbani.
3) i TEMPI: Oltre a ciò non si può non notare un altro effetto collaterale di tale piano: la scelta di puntare alla ricostruzione già durante l’emergenza sta comportando una lunga permanenza nelle tende e una dislocazione sulla costa, che rischia di protrarsi e ampliarsi in vista del freddo e della chiusura delle tendopoli.
Riguardo questo punto pare ragionevole auspicare altre soluzioni, in considerazione che il ricorso a moderni container avrebbe sia mitigato il disagio delle tende che facilitato una ripresa dell’economia locale.
L'Aquila, 7 luglio 2009
Antonello Ciccozzi
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