Raccolgo qui dei testi che ho scritto su alcuni aspetti della gestione del processo di (ri)costruzione della città dell'Aquila in seguito al terremoto del 6 aprile 2009.
Gli scritti, a partire da una visione critico-problematica basata su prospettiva di analisi antropologico-culturale, puntano a mettere in rilievo i momenti di ingenuità, disfunzionalità, corruzione, propaganda, speculazione, profitto che minacciano il futuro della città.

L'Aquila, 10 marzo 2010
Antonello Ciccozzi

mercoledì 24 ottobre 2012

LA PARTE DI GALILEO


Testo pubblicato sul quotidiano "Il Centro" il 31 ottobre 2012

I membri della Commissione Grandi Rischi sono stati pesantemente condannati da Marco Billi, un giudice giovane e coraggioso. Ora la comunità scientifica internazionale, insieme alla stampa di tutto il mondo, grida di un processo medievale in una città medievale, paragonando questa condanna a quella che fu inferta a Galileo. 
   Non solo penso che quegli esperti non possono essere paragonati a Galileo, ma sono convinto che se Galileo fosse stato oggi all’Aquila sarebbe stato dalla parte dell’accusa.
  I condannati non possono essere paragonati a Galileo perché, al contrario dello scienziato pisano, questi esperti fanno parte dell’establishment dei sapienti del loro tempo, il nostro tempo. 
   Poi, Galileo sarebbe stato dalla parte dell’accusa perché durante questo processo è stata la difesa a sostenere una visione medievale dei disastri, attribuendoli esplicitamente alla sola fatalità, quando l’analisi contemporanea del rischio si basa su una visione dei disastri in cui caso e causa si combinano, in cui alla fatalità naturale si aggiungono le azioni umane. 
   Galileo avrebbe compreso che i disastri si misurano con formule combinatorie strutturalmente analoghe a quelle da egli usate; formule in cui l’agente di impatto fisico (come un terremoto) va correlato ai fattori di vulnerabilità (come degli edifici che non reggono l’impatto) e ai fattori di esposizione (come delle rassicurazioni disastrose che inducono le persone a restare dentro gli edifici nonostante una serie di segni precursori). Oggi Galileo avrebbe compreso che nel terzo fattore di quella combinatoria sta tutta la colpa dei membri di quella Commissione; che è quel fattore la condizione che ha concausato le morti di molte persone (e che molte altre, ingannate da quelle dichiarazioni, si sono salvate per puro caso...sarebbe bastato qualche secondo in più di terremoto per far crollare ciò che è rimasto sul ciglio della morte).
   Galileo oggi sarebbe stato dalla parte dell’accusa anche perché la reazione di arroccamento delle istituzioni scientifiche, che alzano gli scudi a partire dalla falsa premessa secondo cui quelle persone sarebbero state condannate per non aver previsto il terremoto, è una risposta tipica del dogmatismo religioso; un riflesso molto medievale, lontano dalla consapevolezza che la scienza è fatta di un percorso di superamento progressivo di errori e approssimazioni. Galileo avrebbe compreso che quelli che hanno bisogno di nascondere gli errori sono i maghi, che al contrario gli scienziati gli errori li evidenziano; e l’errore è stato di aver previsto che non ci sarebbe stato il terremoto che poi è arrivato, rassicurando le persone con esiti disastrosi; e questo è il motivo della condanna.
   Di questa reazione della comunità scientifica internazionale non c’è troppo da stupirsi, essa rivela un atteggiamento autopoietico che, dalle considerazioni di Thomas Kuhn in poi, è ben noto ai filosofi e agli storici della scienza, ma meno agli esperti che a vario titolo sono chiamati o si fanno chiamare “scienziati”. Una simile alzata di scudi rivela che questa comunità si comporta come tutte le comunità, se si sente attaccata si difende in base a una pulsione tribale; una reazione basata su un istinto di conservazione che non sente troppe ragioni oltre la difesa del proprio confine. Come successe quella volta, circa mezzo millennio fa, quel confine è stato spezzato; perciò questa sentenza è rivoluzionaria, perciò Galileo stavolta sarebbe stato dalla parte dell’accusa. L’accusa stavolta ha incarnato la parte contro l’egemonia di un ordine costituito. La parte di Galileo.


(Ugualmente Galileo non sarebbe stato dalla parte di uno pseudoscienziato aquilano che oggi canta pericolosamente vittoria rischiando di degradare la sentenza. Probabilmente quel giorno all’Aquila la Commissione Grandi Rischi al fine di delegittimare certe fallaci teorie locali ha finito con il proferire altrettante fallaci teorie di segno opposto alla popolazione aquilana; teorie che però hanno avuto conseguenze letali. Questo perché, quasi sempre, non basta semplicemente essere contro gli ordini costituiti per essere automaticamente dalla parte giusta, la parte di Galileo).



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Lo storico risultato del processo alla Commissione Grandi Rischi si deve anche all'impegno e alla capacità di altri due giovani coraggiosi: i PM Fabio Picuti e Roberta D'Avolio. Sono fiero di aver partecipato nel mio piccolo a quest'impresa, attraverso la consulenza tecnica che i due mi hanno affidato. A loro va tutta la mia stima e la mia riconoscenza.


1 commento:

  1. Oltre a un nome simile a Gesù di Nazaret, un Galileo nato in Giudea, il processo di Galileo assomiglia a quello subito da Gesù? Galileo Galilei oltre una somiglianza funzionale aveva in quel momento anche una somiglianza fisica con Gesù di Nazaret? Cfr. Ebook (amazon) di Ravecca Massimo. Tre uomini un volto: Gesù, Leonardo e Michelangelo. Grazie.

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