Testo pubblicato sul quotidiano "Il Centro" il 31 ottobre 2012
I
membri della Commissione Grandi Rischi sono stati pesantemente condannati da Marco Billi, un giudice giovane e coraggioso. Ora la comunità scientifica internazionale,
insieme alla stampa di tutto il mondo, grida di un processo medievale in una
città medievale, paragonando questa condanna a quella che fu inferta a Galileo.
Non solo penso che quegli esperti non possono essere paragonati a Galileo, ma sono
convinto che se Galileo fosse stato oggi all’Aquila sarebbe stato dalla parte
dell’accusa.
I condannati non possono essere paragonati a
Galileo perché, al contrario dello scienziato pisano, questi esperti fanno parte
dell’establishment dei sapienti del loro tempo, il nostro tempo.
Poi, Galileo
sarebbe stato dalla parte dell’accusa perché durante questo processo è stata la
difesa a sostenere una visione medievale dei disastri, attribuendoli
esplicitamente alla sola fatalità, quando l’analisi contemporanea del rischio
si basa su una visione dei disastri in cui caso e causa si combinano, in cui
alla fatalità naturale si aggiungono le azioni umane.
Galileo avrebbe compreso
che i disastri si misurano con formule combinatorie strutturalmente analoghe a
quelle da egli usate; formule in cui l’agente di impatto fisico (come un
terremoto) va correlato ai fattori di vulnerabilità (come degli edifici che non
reggono l’impatto) e ai fattori di esposizione (come delle rassicurazioni
disastrose che inducono le persone a restare dentro gli edifici nonostante una
serie di segni precursori). Oggi Galileo avrebbe compreso che nel terzo fattore
di quella combinatoria sta tutta la colpa dei membri di quella Commissione; che
è quel fattore la condizione che ha concausato le morti di molte persone (e che
molte altre, ingannate da quelle dichiarazioni, si sono salvate per puro caso...sarebbe bastato qualche secondo in più di terremoto per far crollare ciò che è rimasto sul ciglio della morte).
Galileo oggi sarebbe stato dalla parte
dell’accusa anche perché la reazione di arroccamento delle istituzioni
scientifiche, che alzano gli scudi a partire dalla falsa premessa secondo cui
quelle persone sarebbero state condannate per non aver previsto il terremoto, è
una risposta tipica del dogmatismo religioso; un riflesso molto medievale,
lontano dalla consapevolezza che la scienza è fatta di un percorso di
superamento progressivo di errori e approssimazioni. Galileo avrebbe compreso
che quelli che hanno bisogno di nascondere gli errori sono i maghi, che al
contrario gli scienziati gli errori li evidenziano; e l’errore è stato di aver
previsto che non ci sarebbe stato il terremoto che poi è arrivato, rassicurando le persone con esiti disastrosi; e questo è
il motivo della condanna.
Di questa reazione della comunità
scientifica internazionale non c’è troppo da stupirsi, essa rivela un
atteggiamento autopoietico che, dalle considerazioni di Thomas Kuhn in poi, è
ben noto ai filosofi e agli storici della scienza, ma meno agli esperti che a
vario titolo sono chiamati o si fanno chiamare “scienziati”. Una simile alzata
di scudi rivela che questa comunità si comporta come tutte le comunità, se si
sente attaccata si difende in base a una pulsione tribale; una reazione basata
su un istinto di conservazione che non sente troppe ragioni oltre la difesa del
proprio confine. Come successe quella volta, circa mezzo millennio fa, quel
confine è stato spezzato; perciò questa sentenza è rivoluzionaria, perciò
Galileo stavolta sarebbe stato dalla parte dell’accusa. L’accusa stavolta ha
incarnato la parte contro l’egemonia di un ordine costituito. La parte di
Galileo.
(Ugualmente Galileo non sarebbe stato dalla parte di uno pseudoscienziato aquilano che oggi canta pericolosamente vittoria rischiando di degradare la sentenza. Probabilmente quel giorno all’Aquila la Commissione Grandi Rischi al fine di delegittimare certe fallaci teorie locali ha finito con il proferire altrettante fallaci teorie di segno opposto alla popolazione aquilana; teorie che però hanno avuto conseguenze letali. Questo perché, quasi sempre, non basta semplicemente essere contro gli ordini costituiti per essere automaticamente dalla parte giusta, la parte di Galileo).
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Lo storico risultato del processo alla Commissione Grandi Rischi si deve anche all'impegno e alla capacità di altri due giovani coraggiosi: i PM Fabio Picuti e Roberta D'Avolio. Sono fiero di aver partecipato nel mio piccolo a quest'impresa, attraverso la consulenza tecnica che i due mi hanno affidato. A loro va tutta la mia stima e la mia riconoscenza.
Oltre a un nome simile a Gesù di Nazaret, un Galileo nato in Giudea, il processo di Galileo assomiglia a quello subito da Gesù? Galileo Galilei oltre una somiglianza funzionale aveva in quel momento anche una somiglianza fisica con Gesù di Nazaret? Cfr. Ebook (amazon) di Ravecca Massimo. Tre uomini un volto: Gesù, Leonardo e Michelangelo. Grazie.
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