le analisi scientifiche configurano elementi di riferimento per la formazione del senso comune sugli eventi. In certi casi, nel dopo-terremoto aquilano, la (pseudo)scienza assolve, in maniera più o meno indiretta, la funzione di costruire o puntellare stereotipi che offendono la città e, circolarmente, legittimano una strategia di speculazione postcoloniale sull'emergenza.
(uscito su: http://www.abruzzo24ore.tv/news/Terremoti-stupidaggini-scientifiche-e-stereotipi-culturali/18556.htm)
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Leggendo l’articolo del geologo gallese Gareth Fabbro su una comparazione del terremoto dell’Aquila con quello recente di Chirstchurh sono rimasto allibito (http://www.science20.com/tuff_guy/christchurch_earthquake_vs_laquila_earthquake;
tradotto su: http://www.ilcapoluogo.com/site/News2/Attualita/Christchurch-e-L-Aquila-un-intimo-confronto-tra-due-terremoti-devastanti).
Quest’articolo non ha nessun valore scientifico, anzi, riporta – nel forzare una visione eccessiva che riporta danni diversi a partire da cause uguali - un cumulo di stupidaggini. Ciò in quanto pone una comparazione che omette uno dei parametri più importanti: la distanza dall’epicentro: mentre Christchurch si trova a 50 km dall’epicentro, L’Aquila si trova proprio sopra l’epicentro del terremoto che l’ha devastata (l’epicentro ha riguardato una linea tra Roio e Paganica, che vede la città dell’Aquila proprio in mezzo). Non a caso la scala di misurazione degli eventi sismici in uso in Giappone (scala Shindo) considera tale parametro fondamentale per misurare l’energia reale che ha investito i luoghi, in quanto la stessa varia in maniera decisiva proprio in base alla distanza dall’epicentro. Se si considera la distanza lineare di 50 km dal terremoto dell’Aquila si arriva a Rieti o a Teramo, città che non hanno avuto nessun danno. Spacciare analisi come quella di Gareth Fabbro come scientifiche equivale a far credere la gente all’esistenza di babbo natale. Il solo dato rilevante che tale articolo mostra è l’attitudine a produrre disinformazione intorno a certi eventi, l’incompetenza di certi esperti, e la credulità della gente.
L’incompetenza degli addetti ai lavori nel campo dei terremoti lascia spesso esterefatti, proprio riguardo questo caso, proprio nel cercare il parametro della distanza dal sito dell’INGV, ho trovato questa dichiarazione: «prime stime sull'esposizione della popolazione al movimento forte indicano che circa 4000 persone sono state esposte ad intensita' del VIII-IX grado Mercalli. La citta' di Christchurch (~360.000 abitanti) avrebbe sofferto il VI grado Mercalli» (http://cnt.rm.ingv.it/data_id/8213921950/event.php). È incredibile che chi scrive questo non ricordi che la scala Mercalli non misura affatto l’intensità del movimento, ma gli effetti sulle costruzioni. Anche quest’informazione che parrebbe riportare i dati a una maggiore correttezza è infondata da un punto di vista scientifico, e viene da autorità scientifiche.
Da un punto di vista antropologico-culturale va poi sottolineato che il problema di queste fandonie è che – attraverso processi di diffusione culturale - diventano foraggio mentale con cui si produce senso comune sugli eventi. Infatti, nel nostro caso un certo tipo di letteratura pseudo-scientifica rafforza il pregiudizio in base al quale i danni del terremoto aquilano siano attribuibili esclusivamente a fattori di cattiva costruzione, ossia locali, seguitano ad alimentare l’idea del “terremotino”, portando un guasto all’immagine della città.
L’Aquila, 9-9-2010
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